mercoledì 29 agosto 2012

Paralimpiadi: mai così tanti gli azzurri



L'Italia c'è sempre stata: dalla prima edizione dei giochi paralimpici la partecipazione del nostro paese è stata una costante. L'evento inaugurale nel 1960, del resto, ebbe Roma come preziosa cornice e, da allora ad oggi, i successi dei nostri atleti sono raccontati da 463 medaglie (134 d'oro, 151 d'argento, 178 di bronzo). Non stupisce, dunque, la consistente presenza italiana alla XIV edizione dei Giochi paralimpici estivi, così riassunta da Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano paralimpico:

“Con 97 atleti è la più ampia delegazione azzurra di sempre da Seul ad oggi, vale a dire che si è curato il top level ma anche la promozione”.

E' aumentato, tra l'altro, il numero delle discipline presenti all'evento, sicché, al di là dei “nostri punti di forza, il ciclismo, l'atletica, il nuoto, attendiamo conferme – precisa ancora Pancalli – da scherma, tennistavolo, accanto alla soddisfazione di avere il basket in carrozzina, che da Atene era assente”. Un auspicio, quello del Presidente del Comitato Italiano paralimpico, che non pone in secondo piano l'obiettivo originario di questi giochi: diffondere un messaggio di inclusione sociale attraverso lo sport e la conseguente risonanza mediatica. Le Paralimpiadi sono, come ricorda ancora Pancalli, l'occasione per “accendere i riflettori in maniera più efficace e pervasiva sull'attività, non solo sui risultati dei ragazzi ma sulle straordinarie storie che vi sono dietro. Un veicolo di promozione dello sport sul territorio per avvicinare tanti ragazzi disabili: è l'obiettivo più importante. L'Italia è cambiata in questo, è cambiata la qualità dell'attenzione: si va oltre le storie solidaristiche, si guarda ad atleti con la A maiuscola e ciò significa fare cultura”.


Unica nota negativa a poche ore dalla cerimonia di apertura è lo stop imposto a Fabrizio Macchi, l'atleta deferito dalla procura antidoping perché avrebbe frequentato il medico Michele Ferrari, al centro di diversi casi di doping. Un'esclusione, quella di Macchi, che sembra prescindere dalla certificazione vera e propria di un caso di doping. Tuttavia, secondo il Presidente Pancalli l'espulsione “è stato un atto dovuto. Provo profonda amarezza per lui ma ha violato una norma del codice antidoping: chi veste la maglia azzurra ha delle responsabilità in più e deve tenere comportamenti che siano rispondenti ai codici etici e morali che la maglia azzurra richiede. Fabrizio spero avrà modo di spiegare, nel corso del dibattimento della giustizia sportiva, la sua posizione”.

Fanpage


Nessun commento:

Posta un commento