Intervista a Roberto Corsi di Alma Pantaleo 10 Aprile 2011
Roberto, come nasce l'idea del suo libro?
L’idea di fare un libro sull’atletica non mi era mai passata per l’anticamera del cervello. Figurarsi la mia gioia nel giorno in cui esce il secondo. Due anni fa mi arrivò una richiesta di amicizia su Facebook. Mi venne in mente un film di Paul Newman: lassù (nell’empireo del web) qualcuno mi ama. Lassù in senso figurato, ma anche geograficamente inteso, vista l’ubicazione fra le montagnes valdotaines di Eddy Ottoz. Era lui, il mito degli ostacoli alti, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968, a chiedermi di diventare suo amico virtuale.
A quel punto che cosa ha fatto?
Ho subito accolto la richiesta, anche perché rinverdiva in me il ricordo del viaggio di nozze di quel lontano 1977, pur conferendogli una patina di malinconia: l’altra protagonista, di nome Patrizia, non è più fra noi. E dunque il lassù va bene anche per lei. A quei tempi la Vallée da noi visitata brulicava di cartelli pubblicitari: Ottoz, con Ebo Lebo digerisco anche mia suocera. L’estroso ostacolista, attaccate le scarpe al chiodo, si era dedicato all’azienda paterna che produceva digestivi, mettendosi in concorrenza con certi frati certosini, tanto pazienti quanto liquorosi.
Dopo questo primo incontro virtuale in qualche modo lei ci ha preso gusto...
Il giorno dopo Ottoz, invece della solita faccia, da Facebook ha fatto capolino un’asticella con tre numeri e una virgola: 2,01. E’ il numero magico di Sara Simeoni, il suo record mondiale. Anche lei voleva essermi amica. Da questa doppia scintilla è nata la mia scorribanda nel campo dell’atletica, Stelle senza polvere.
Cos'è l'atletica?
Una palestra di vita, innanzitutto.
Mi chiedevo: correndo, saltando e lanciando si impara davvero anche a vivere? Meglio andare a ricercare i protagonisti per capire che cosa sia loro successo dopo che le scarpette penzolavano dal chiodo, oppure giacevano in qualche ripostiglio polveroso, come nella canzone cantata da Gino Latilla: "Vecchia scarpina, quanto tempo è passato, quante illusioni fai rivivere tu…". Ditelo voi, signori dell’atletica, com’è diversa la vita quando non è più segnata dallo sparo dello starter, scandita dall’arida contabilità dei cronometristi, regolata da una bandiera che, se è rossa, ti indica che hai sconfinato. E’ più facile riconoscere la voce dello speaker o quella della propria coscienza?
In totale quanti sono gli sportivi che ha coinvolto nel progetto?
Venti personaggi hanno cercato di rispondere a queste domande, facendomi scoprire la ricchezza di un mondo che non conoscevo. Non ho saputo resistere alla tentazione di proseguire il mio viaggio, andando, come Proust, alla ricerca del tempo perduto. Ne è nato “Dio salvi la regina”, che non presenta alcun rigurgito monarchico – impossibile nel figlio di un contadino che, quando i buoi non volevano stare al solco, edulcorava il vizio toscano del moccolo imprecando contro la regina madre – ma semmai instilla un po’ di nostalgia verso una regina: l’atletica. Un po’ decaduta. Ho voluto presentarne uno spaccato, incontrando personaggi ad essa dediti in situazioni diverse: vecchi campioni che ne hanno fatto la storia e giovani di belle speranze, ma anche allenatori, dirigenti, giornalisti. Invece di addentrarmi in disquisizioni tecniche, ho raccontato le loro storie: di speranza e di delusioni, di fatica e di incertezze.
Ci racconta un aneddoto più emblematico di altri?
Il ping-pong tra Berruti e Ottolina che continua dopo 50 anni dai leggendari scherzi rifilati al campione olimpico, e la stoica resistenza di Raffaele Piras, che vive da oltre 20 anni con un rene trapiantato, trovando nella sofferenza una feconda vena poetica.
Se dovesse riassumere il senso del libro quali parole userebbe?
E' stato soprattutto un pellegrinaggio alle sorgenti, per ricongiungere fili interrotti, riannodare intense storie giovanili che l’esplodere della vita ha disperso in mille rivoli.
Roberto Corsi, Dio Salvi la Regina, Atletica leggera tra impianti e rimpianti, Società editrice fiorentina 2011
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